La vita è un sogno, già. Un sogno con un risveglio davvero di merda. Bentornati, care amiche e cari amici, con la consueta rubrica in cui interpreto i sogni più straordinari di cui mi avete scritto negli ultimi trenta giorni. “Ho sognato di scrivere poesie sui lamantini in ungherese” (Giulia): il lamantino è un simbolo di benessere. Ma l’Ungheria è un simbolo di malessere. Alla fine è come se non avessi sognato niente, dai. “Ho sognato di rovesciare un buco nero e trovare una toppa bianca” (Aldo): complimenti per la freddura stratosferica, Aldo! “Talvolta sogno di passare il confine con la Corea del Nord su un cammello imbottito di droga” (Elia). Non era un cammello: era un dromedario. E non era un tuo sogno: era la puntata finale del Trono di spade. “Ho sognato di importare violoncelli in fibra di tungsteno dallo Sri Lanka” (Mattia): ecco, questo è un sogno molto complicato per spiegare il quale mi occorrerebbe un intero numero del Caco. E non escludo che questo numero prima o poi esca. Ma per ora posso dirti solo: “Eh?”.
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09 2020